
Il comitato: “Serve la stessa determinazione vista per Vulci. E no al bullismo verbale contro i cittadini”.
Come nella battaglia contro il deposito nazionale di scorie, anche stavolta c’è una Tuscia che si mobilita. Il nostro territorio torna al centro di pressioni e scelte imposte dall’alto, e ancora una volta è la mobilitazione popolare l’unico vero argine per difendere paesaggio, comunità e futuro.
La recente sentenza del TAR che ha annullato la delibera regionale n. 171 del 2023 è un segnale forte. Dimostra che qualcosa si può fare, e che la strada della partecipazione e della pressione collettiva è concreta. Sappiamo bene che, con la normativa attuale, il Comune è quasi inerme davanti all’avanzata degli impianti FER. Ma sappiamo anche – ed è questo che vogliamo sottolineare – che la mobilitazione paga.
Lo abbiamo visto con la lotta contro le scorie nucleari. E lo abbiamo visto a Vulci, dove l’amministrazione ha saputo mostrare tenacia e caparbietà, sostenuta da una popolazione compatta e informata. Il comitato ha preso parte a quella battaglia e ne ha condiviso lo spirito. Ci chiediamo dunque: perché per i FER a Montalto non si assiste alla stessa forza di reazione? Perché, mentre il territorio continua a essere occupato e si parla di agri-voltaico come soluzione miracolosa, non si costruisce una mobilitazione ampia, trasversale, visibile?
Il rischio che l’agri-voltaico diventi la nuova forma di consumo di suolo è concreto. Cambia la narrativa, ma non la sostanza: nuovi impianti, nuove servitù, ulteriore perdita di paesaggio e identità agricola. Il comitato continuerà a chiedere informazione trasparente, assemblee pubbliche, coinvolgimento dei cittadini e applicazione concreta degli impegni assunti.
E c’è un punto su cui non possiamo tacere. Stigmatizziamo con fermezza qualsiasi risposta – dentro e fuori le istituzioni – che rimandi a forme di bullismo verbale verso cittadini che esprimono un disagio legittimo per i lavori in corso o per le trasformazioni in atto. Abbiamo assistito, anche sui social, a toni inaccettabili. Nessuno ha il diritto di ridicolizzare o sminuire il pensiero altrui.
Un politico che siede in giunta, o ricopre qualsiasi incarico pubblico, ha il dovere di rappresentare tutti con rispetto. Nessuno è un disco rotto. Tutti siamo portatori di diritti. E su questo vogliamo essere chiarissimi: il dissenso, quando è civile, è un valore democratico da tutelare, non un fastidio da zittire.
Cristina Volpe Rinonapoli